World Wide Surf Guide and Surf Camps

BRASILE

Geography:
Brazil is the world's fifth-largest country, occupying almost half the South American continent and bordering every country on it except Chile and Ecuador. Much of Brazil is scarcely populated, although some regions with previously low population densities, such as the Amazon, are being rapidly settled, logged and depleted.

Brazil can be divided into four major geographic regions. The long, narrow Atlantic seaboard has coastal ranges between the Rio Grande do Sul and Bahia, but is flatter north of Bahia. The large highlands - called the Planalto Brasileiro, or central plateau - which extend over most of Brazil's interior south of the Amazon Basin are punctuated by several small mountain ranges and sliced by several large rivers. There are also two great depressions: the Paraná-Paraguai basin in the south, which is characterised by open forest, low woods and scrubland; and the huge, densely forested Amazon Basin in the north. The Amazon, 6275km (3890mi) long, is the world's largest river. It carries more water to the sea than any other river and the Amazon forest contains 30% of the world's remaining forest.

Weather & Climate
The country has noticeable seasonal variations in rain, temperature and humidity, but only the south of Brazil has large seasonal changes. The Brazilian winter is from June to August, with the coldest southern states receiving average winter temperatures of between 13°C and 18°C (55°F and 64°F). Summer (December to February), Rio is hot and humid, with temperatures in the high 30°sC (80°sF) common; the rest of the year, temperatures usually hover around 25°C (77°F). The northeast coast gets as hot as Rio in the summer but tropical breezes make it less humid and stifling. In general, the Planalto Brasiliero is less hot and humid, and is prone to summer rainfalls. The Amazon Basin is the rainiest part of Brazil (the term 'rainforest' is a bit of a giveaway), and while it is humid, temperatures average a reasonable 27°C (80°F).

VISAS:
Passports must be valid for at least six months from date of entry. Visas are required for tourists of many nationalities, including Australia, Canada and the USA; visas are generally granted for a period of 90 days, with one extension of up to 90 days possible.

PASSAPORTI E VISTI
Per visitare il Brasile é necessario il solo possesso del passaporto con validità di almeno sei mesi dalla data di partenza. Il permesso di soggiorno Vi verrà rilasciato all'arrivo ed é valido per 90 giorni. Vi ricordiamo di conservare la copia del modulo poichè andrà riconsegnata alla partenza.

FUSO ORARIO
La differenza di fuso orario tra l'Italia ed il Brasile è di meno 4 ore per la parte orientale del paese, meno 5 ore per quella occidentale. Quando in Italia è in vigore l'ora legale bisogna aggiungere un'ora. Da ottobre a febbraio è in vigore l'ora legale brasiliana; la differenza diminuisce di un'ora rispetto ai sopracitati dati.

CLIMA
Data l'estensione di questo paese, il clima differisce da regione a regione. Nella zona interna dell'altipiano brasiliano predomina un clima di tipo tropicale, con temperature che oscillano tra i 20/25°C. Nella regione dell'Amazzonia e nella parte Nord-Est del paese prevale il clima equatoriale, con temperature costanti tra i 25/27°C. Sono molto frequenti nella zona amazzonica le precipitazioni, concentrate soprattutto nel periodo estivo cioè da dicembre a marzo. Nel Sud piove parecchio ed il clima è di tipo temperato.

ACQUISTI
Il Brasile offre una moltitudine di occasioni di Shopping. Famoso per le pietre preziose, potrete acquistare: topazi, ametiste, acquemarine, rubini, smeraldi, diamanti e tormaline con i quali si fabbricano bellissimi anelli, bracciali e collane. E' diffusa la lavorazione del legno, della terracotta e delle pelli, rese particolarmente morbide. Da non dimenticare le variopinte magliette, i coloratissimi bikini e le cassette di musica brasileira.

VALUTA
L'Unità Monetaria nazionale è il Real, divisibile in Centavos. Vi consigliamo di munirvi dall'Italia di Dollari USA che potrete cambiare in loco, presso banche ed altri uffici di cambio. Valute diverse dal Dollaro vengono cambiate solo nelle grandi città e presso alcune banche. Vi sconsigliamo di cambiare troppo denaro in valuta locale, in quanto solo il 30% dell'importo in moneta brasiliana può essere cambiato nella divisa di origine. Le maggiori carte di credito sono accettate in tutti gli alberghi e nella maggior parte dei ristoranti. Non ci sono restrizioni all'importazione di denaro contante o travellers cheques.

CONSIGLI SANITARI
Vaccinazioni e Certificazioni Sanitarie: nessuna vaccinazione é richiesta per visitare il Brasile; tuttavia, per chi desidera recarsi in Amazzonia o Pantanal nel Mato Grosso, vi consigliamo il vaccino contro la febbre gialla (che ha validità decennale) e la profilassi antimalarica. Per precauzione consultate il volstro medico di fiducia oppure l'ufficio di igiene della vostra città.
In Brasile potrete trovare efficienti e fornite farmacie. Vi consigliamo di munirvi di un comodo kit di primo soccorso che annoveri, oltre ai sempre utilissimi cerotti ed ai medicinali di uso abituale, amuchina per la disinfezione di acqua e superfici varie, una pomata per punture d'insetti, un repellente contro le zanzare ed un disinfettante intestinale.

CUCINA
E' difficile parlare di cucina "tipica" brasiliana, in quanto la stessa risulta estremamente varia. Tra le specialità citiamo: la "Feijoada", oggi piatto tipico del Brasile a base di riso, fagioli neri, farina di manioca uniti a varie qualità di pesci e carni; il "churrasco", vale a dire la carne cotta allo spiedo, proveinete dal Sud del paese; il "peixe na brasa", pesce alla brace, cotto dentro a una foglia di banana e servito con sugo a base di pomodoro, peperoncino, olio e limone; il "bom bocado", impasto di formaggio, farina di grano, burro, uova, latte di cocco e zucchero liquido. Non manca la frutta: ananas, manghi, meloni, avocados,fichi, banane e uva. Il tutto accompagnato da ottimi cocktail a base di distillato di canna da zucchero. In tutto il Brasile si beve inoltre una birra leggera molto diffusa, tra le bevande analcoliche si trovano succhi di frutta ed una limonata di guaranà, oggi prodotta industrialmente. Sappiate che per vivere fino in fondo un paese è giusto assaporare la cucina locale, che riflette la vita e la cultura del popolo e del paese stesso.

ELETTRICITA'
Le reti elettriche brasiliane hanno tensioni variabili; 110 volt a Manaus e 220 altrove. Vi consigliamo quindi l'acquisto di adattatori a lamelle piatte e di trasformatori per il voltaggio.


APPUNTI DI VIAGGIO
Bahia – Brasile
“lungo la costa del cacao”

Le parole di Jefferson, controllore del bus, mi entrano nelle orecchie mentre, rannicchiato sullo scomodo sedile posteriore, cerco di dormire dopo molte ore di viaggio: “Cafè?”. Apro gli occhi e lo vedo davanti a noi con due pezzi di pane e due tazze di caffè, che ci porge una ciascuno. Ormai siamo quasi arrivati e serve proprio qualcosa che tiri un po’ su il morale. Tenendo a stento tra le mani la tazza bollente, mi affaccio dal finestrino per dare un’occhiata: gli ultimi lembi dell’Amazzonia scompaiono a circa 200 metri nell’Oceano Atlantico, e al di là di uno strapiombo s’intravedono già delle grandi gobbe dirigersi dritte verso la scogliera. La swell che ci aveva convinto, pochi giorni prima, ad intraprendere questo viaggio è arrivata prima di ogni previsione, e già all’orizzonte è ben visibile un lungo e uniforme banco nuvoloso che, da queste latitudini, segna l’inizio dell’autunno. Autunno, poi, per modo di dire, visto che non si riesce a respirare ed il termometro non scende mai sotto i 25 gradi.

L’autobus passa per un paio di piccoli villaggi di una ventina di anime ciascuno, per poi inoltrarsi di nuovo dentro la giungla per qualche altro chilometro, fino ad arrivare finalmente a destinazione: Itacarè, un piccolo villaggio incastonato in una delle mille baie presenti nel parco naturale della Bahia. Qui vivono numerosi surfisti brasiliani, ma anche un certo numero di surfisti europei e americani che, innamorati delle onde e dello stile di vita “rilassato” di questo paesino dimenticato da Dio, hanno deciso di vivere stabilmente in una delle tante baracchette del villaggio. Oltre alle abitazioni sono numerose le “Pousada” (ostelli) per surfisti, qualche mercatino per la frutta, un paio d’Internet Point, una panetteria e qualche ristorante locale. Dopo 24 ore di viaggio passate tra sedili di due aerei, dentro 3 taxi e innumerevoli autobus scendiamo finalmente a terra. In questo periodo non ci sono praticamente turisti e alla stazione tutti i bambini si affollano intorno a me e Pox, cercando di rimediare qualche Real in cambio d’aiuto e informazioni. Anche se provati e stanchi, ritiriamo le tavole dal bagagliaio e c’incamminiamo verso Praia Tiririca, lo spot scelto da noi come punto di riferimento nonché campo base. La parte più strana di un viaggio è quando si ha il primo impatto con il luogo di destinazione: usciti dalla stazione, senza neanche accorgercene, ci ritroviamo nel centro più movimentato del “popolare” mercato della Domenica (o Domingo, come direbbe un local). L’odore predominante, un misto tra pesce e pollo fritto, alle 8.00 di mattina, ci dà il colpo di grazia. Con la nausea latente e con le spalle indolenzite dai pesanti zaini da trekking, schiviamo velocemente gli innumerevoli venditori che, vedendo due bianchi con magliettina firmata e sguardo disorientato (ovvero, due cui è facile sfilare qualche euro), provano a fermarci per ammirare la loro merce. Anche lungo la strada principale tutti gli occhi sono puntati su di noi, ma tanta è la voglia di arrivare alle onde che non ci facciamo caso e tiriamo avanti.

Il primo spot che ci troviamo davanti è Praia Rezende: tra le alte palme, due picchi rompono rispettivamente un beach break con close out e un point destro, a fianco di una scogliera. Rincuorati da quel metro liscio, stringiamo i denti e percorriamo qualche altro metro, fino alla baia successiva:
Praia Tiririca. Qui le onde erano anche più consistenti, e rompevano regolarmente di fronte ad una lunga scogliera al lato della baia. Così, in fretta e furia, ci dividiamo per cercare un alloggio. Dopo un pochi minuti già sono riuscito a trovare un paio di belle stanzette a 25-30 real a notte, con tanto di frigo ed ampi ventilatori. Scendendo verso la spiaggia intravedo Pox che, anche lui con sorriso soddisfatto, viene verso di me. Gli dico subito di quello che sono riuscito a trovare, ma neanche mi fa finire di parlare che dice: “no,no…ho trovato uno che ci fa dormire per 15 real! La stanza è bellissima, con ventilatore, frigo, vista mare…andiamo, fidati!”. “Fidati?” penso tra me e me. Come un lampo, mi passano alla memoria  tutte quelle volte in cui, il suo famoso “Fidati!!”, ci ha portato in situazioni poco favorevoli…tipo rimanere in mezzo al deserto sotto il Teide alle 4 di mattina o scappare da Capo Verde inseguiti da una mandria di Locals inferociti. Un po’ perplesso, gli rispondo: “Ma sei proprio sicuro?” Dopo qualche secondo d’inutile opposizione, ci ritroviamo nella bellissima stanza da 15 real… Mentre Carlos (il proprietario della struttura) apre la porta, una dozzina di scarafaggi taglia XXL s’infilano sotto i letti e si tuffano nel cesso. I letti, d’altro canto, non superano il metro e cinquanta ed il ventilatore, risalente al dopo guerra, oscilla pericolosamente sopra le nostre teste con le sue minacciose pale arrugginite.

Come se non bastasse, mentre gli diamo un acconto, scopro che l’accordo per il nostro soggiorno (stipulato tra Pox ed il “nostro amico” Carlos) prevede anche una nostra prestazione come manovali nella costruzione di un’altra Pousada…. “bene…” penso tra me e me, “iniziamo proprio bene!” Sistemata così anche quest’ultima faccenda, ci buttiamo di fretta in acqua. Praia Tiririca offre tre picchi distinti: Il primo, sul lato sinistro della baia, rompe a lato di un piccolo ammasso di rocce, con onde destre e sinistre tendenti al close out. Al centro è un classico beach break, con risacconi tosti su sabbia, sia destro che sinistro. Ma il punto migliore è l’ultimo, un A-Frame che si apre di fronte ad una lunga scogliera: qui si srotolano destre ripide e lunghissime, spesso tendenti al tubo. Le sinistre sono invece leggermente più corte, ma divertenti ugualmente. Surfiamo il più possibile, facendo i conti con la stanchezza del viaggio e con il vento on-shore che alza il mare ma rovina le onde.

In questo periodo dell’anno, con la stagione delle piogge, il cielo è quasi sempre coperto da nuvole e le piogge sono violente e frequenti. Usciamo dall’acqua quando ormai la visibilità, a causa di una forte pioggia, è pressoché nulla, e ci rifugiamo nella fatiscente stanzetta da profughi che ci siamo presi. Piazziamo un paio di pentole e bacinelle qua e la per non morire affogati dai fiumi d’acqua che scendono dal soffitto (composto da un misto di paglia e legno) e, dopo aver mangiato un boccone al volo, cadiamo tra le braccia di Morfeo. La mattina del secondo giorno le pentole sono piene d’acqua e quasi traboccano; il cielo, seppur ricoperto da un compatto strato di nuvole, sembra averci dato una tregua. In compenso, affacciandoci dal balconcino, notiamo con gran piacere che la swell è definitivamente entrata: un metro e mezzo, forse due, rompono qualche decina di metri fuori la baia, con un leggero off-shore che scolpisce i tubi della sezione ripida…neanche il tempo di pensarci su che ci buttiamo in acqua. La luce è ottima e scattiamo subito numerose foto. Ci mettiamo circa quattro giorni ad esplorare la costa circostante, trovando anche spot totalmente deserti: insieme a Flavio (surfista locale sulla ventina) che ci fa da guida, visitiamo tutta la zona nei posti migliori.

Praia Rezende, Praia do Costa e Praia Ribeira sono tutte onde molto simili tra loro, e differiscono solo per la concentrazione e l’affollamento (sempre comunque limitato) presente sulla line up. Sono tutte onde su sabbia, alcuni point (soprattutto destri) e tanti tubi, veramente tanti. Il quinto giorno però, la mareggiata cala vistosamente, e con essa anche la nostra scorta di Real. Il problema di Itacarè è che non è possibile cambiare un solo euro in moneta locale, neanche nell’unica banca presente. Così, spinti da questa duplice motivazione, facciamo i bagagli e salutiamo Flavio. Consultando le mappe meteo in un internet point nei pressi della piccola stazione, veniamo a conoscenza di una nuova grande perturba che dall’Antartide si dirige, nell’arco di poco più di 24 ore, verso le nostre coste. Coscienti della situazione atmosferica, la decisione si rivela la scelta più facile: surfare i conosciuti e documentati spot della capitale bahiana: Salvador.

Per uscire da Itacarè e dal Parco Naturale c’è un'unica soluzione: raggirare completamente la giungla verso Sud fino ad Ilheus (una cittadina di medie dimensioni), per poi tornare in direzione Nord verso Salvador. La piccola statale che porta da Ilheus ad Itacarè costeggia l’Oceano, e rimaniamo incollati al finestrino per tutta la durata del viaggio: un’infinità di beach break si susseguono uno dopo l’altro, regalando ai nostri occhi onde di un metro, destre e sinistre, con completa assenza di vento. Ma la nostra attenzione è tutta per un Point sinistro che scivola affianco ad un alto costone. Lo spot è deserto, e probabilmente lo è da sempre; set di 3-4 onde offrono 1 metro e mezzo di sinistra molto lunga, rasente alle rocce. Il tramonto, purtroppo, è vicino e la coincidenza per Salvador ci obbliga, nostro malgrado, a rimanere fermi sul mezzo. Mentre cala la notte l’odore del cioccolata si fa sempre più intenso e cattura le nostre narici: una distesa infinita di alberi di Cacao invade quasi la strada, emanando un aroma simile a quello di una tazza di cioccolata calda appena fatta. Avvicinandoci lentamente alla città, l’aroma si mischia al fetore dei diesel di molti furgoncini carichi di noci di cocco e banane. Questo tratto di costa è più comunemente conosciuto come la “Cacau Coast”. Camminando sul lungomare, osserviamo l’Oceano, ed il vento che, alzandosi da mare, porta con sé anche i primi surfisti. Anche se è appena sorto il sole, la brezza è già decisa on-shore, e questo non ci fa ben sperare. Giriamo per circa 2 ore in cerca di un posto dove dormire, finché non capitiamo di fronte ad una strana e singolare pousada: le mura di recinzione sono alte quasi tre metri, e sono addobbate con pezzi di vetro sull’estremità superiore. Un San Bernardo e un Pastore ringhiano minacciosi al di là del cancello e le telecamere, numerose, controllano tutto il perimetro della struttura. Per finire in bellezza, il tutto è contornato da reticolati elettrici stile “Jurassic Park”… “di notte ci sarà davvero un bel via vai, su questa strada…” penso, suonando il campanello. Così, posati i bagagli e le tavole, ci mettiamo tutti e due sul balcone vista mare, in attesa che il cambio di marea potesse portare qualche beneficio alle condizioni dell’oceano. Invece di migliorare le onde, il passaggio dall’alta alla bassa, rende ancora peggiore la situazione. Le onde non sembrano particolarmente impegnative e, non avendo nulla da fare, rimontiamo le pinne e scendiamo in spiaggia.

I surfisti, sia sulla strada che in acqua, si contano a centinaia, e tutto l’insieme del paesaggio ricorda molto la California, con tanto di surfisti con Pick-Up colorato ed ampio lungomare contornato da alte palme. La line up è molto lontana da riva, ed occorre remare un bel po’ prima di raggiungerla. Mentre ci avviciniamo alle prime schiume, noto subito che quel “metrello” previsto dal balcone dell’albergo, è forse qualcosina di più. La conferma dell’errata previsione arriva insieme al set, che spacca le tavole di due locali e ci obbliga ad una visita precoce sul fondale sabbioso… Superato l’inside, ci mettiamo in attesa di una nuova serie, e solo con l’arrivo di questa riusciamo a capire davvero con cosa abbiamo a che fare. 2 metri e mezzo, forse 3, rompono con estrema violenza su un metro di fondale, e la maggior parte delle onde si trasformano in potenti (ed a volte divertenti) close-out. Dopo 3 ore di battaglia, e dopo aver constatato di aver le mutande completamente piene di sabbia, decidiamo che così poteva bastare. Usciamo dall’acqua con un gran mal di testa, e mi sentivo ancora girare in uno di quei tanti “frulloni”. Ma, con grande delusione, il mare invece di migliorare, peggiora sempre di più, con un metro abbondante e forte vento on-shore. Tra rabbia e frustrazione, e dopo ore di discussioni, soluzioni ed ostacoli, usciamo velocemente dalla stanza dell’albergo. Con tutti i bagagli in mano, saldiamo il nostro debito e scappiamo alla stazione dei bus: quel Point sinistro è a sole 8 ore di autobus…

Tutta la giungla è ricoperta da un morbido e denso alone di nebbia. La visibilità è quasi nulla ma il forte odore di cacao ci dà la conferma che la meta è vicina. Dopo pochi minuti arriviamo di fronte allo spot tanto atteso, e facciamo rumorosamente cenno all’autista di fermarsi. Scesi a terra, da un’altezza di una decina di metri, intravediamo onde perfette rompere in mezzo alle palme: un metro e mezzo, nessuno in acqua, e la nebbia si dilata con i primi raggi del sole. Così, in fretta e furia, nascondiamo gli zaini in mezzo ad un cespuglio, e ci buttiamo in acqua. La luce è ideale e ci mettiamo subito, a turni di mezz’ora ciascuno, ad immortalare quella session perfetta. La sinistra si rivela subito tubosa ma molto lunga, con sezioni davvero radicali; anche la piccola e corta destra diventa subito facile preda di Pox, che persiste nella voglia d’intubarsi sempre più in fondo… Dopo ore e ore di surf perfetto, entra in acqua anche un locale. Tra un’onda e l’altra ci racconta delle altre mille volte in cui questo splendido e sconosciuto spot ha regalato onde persino migliori. Gli chiedo il nome di questo posto ma, forse per paura che divenga famoso, ci rivela di non aver mai pensato di chiamarlo in nessun modo. D’obbligo, lo battezziamo noi, ed il nome più scontato ed attinente per questo paradiso ci viene subito in mente: “Chocolate Point”, o semplicemente “Cioccolata”. Arriviamo verso il tramonto ad Itacarè, con giusto il tempo per l’ultima session della giornata nel nostro Home Spot, Praia Tiririca. Nei 4 giorni successivi la swell entra nuovamente, ripercorrendo esattamente le tappe della mareggiata precedente.

L’ultimo giorno, soddisfatti e pieni di rullini, il mare è sceso poco sopra la soglia di surfabilità. Così, con le ultime forze rimaste, ci rimettiamo in viaggio alla volta di Salvador, per trascorrere l’ultima notte tra i mille locali della capitale. Dopo una bella session di un metro e passa e una serata all’insegna dello spasso, spendiamo tutti i soldi rimasti (ma almeno siamo arrivati sul podio di un contest di Capirinha…), e siamo addirittura costretti a chiedere un bello sconto al proprietario dell’albergo… Il ritorno, con pochi imprevisti, è come da copione. Per chi, come noi, immaginava il brasile solo come il luogo mondano delle sue enormi capitali, deve ricredersi. Su tutto il perimetro della costa ci sono decine di spots fantastici, alcuni molto famosi ed altri ancora inesplorati. Basta solo un po’ di volontà e lasciarsi la comodità cittadina alle spalle, per immergersi completamente nello spirito di esplorazione al limite con la natura, unica padrona della maggior parte del Brasile.

Mescolando questo ingrediente con un po’ di rhum e cachaca notturni, che non fanno mai male e sciolgono i muscoli dopo una session, si può davvero apprezzare questo grande paese.

 MAIN SURF Spots:

Itacarè:

Itacarè è completamente circondata da decine di spots. Per chi ha voglia di trovare onde solitarie, basta affittare una bella jeep e girare su tutta la costa, magari con un surfista locale. Comunque gli spot principali, ovvero quelli raggiungibile con la strada, sono:

Praia Rezende:

E’ la prima baia che s’incontra percorrendo la strada che va da Itacarè a Praia Tiririca. Beach break tosto, con onde molto veloci e poco lunghe, e sezioni tubanti ovunque. Sia destre che sinistre.

Praia Tiririca:

E’ lo spot per eccellenza della cittadina, ed offre 3 picchi principali: il primo, partendo da sinistra, rompe in prossimità di Praia Rezende, con onde destre e sinistre. Il seondo picco è quello centrale, ed è il più affollato. Onde destre e sinistre rompono su una bassa secca. L’ultimo picco è anche il migliore per qualità e lunghezza delle onde. La destra è veloce e molto lunga, ma spesso intasata dai molti locals. La sinistra invece è un po’ più corta ma anche più ripida e tubante. Si trova di fronte ad una grande scogliera.

Praia do Costa:

E’ lo spot intermedio tra Praia Tiririca e Praia da Ribeira. Il primo picco è in comune con lo spot precedente, e comprende la sezione finale di Praia Tiririca. L’altro picco è una bella destra che, molto simile a un point-break, scorre lungo le roccie di destra.

 Praia da Ribeira:

E’ l’ultima baia raggiungibile con la strada. Occorre attraversare un ruscello con acqua bassa o raggiungere un piccolo ponte più interno alla giungla. Onde principalmente destre, rompono vicino ad un’alta scogliera. Surfabile anche la sinistra.

Porto:

E’ un reef che si trova subito fuori il porto di Itacarè, al centro della cittadina. Rompe solo con grandi mareggiate.

Ilheus :

Per tutta la statale che corre da Ilheus a Itacarè (ovvero su gran parte della cacau coast) sono tutti beach break (destre e sinistre) di ottimo livello. Ben visibili dalla strada, hanno tutti un facile accesso e spesso sono riparati dal vento quando a Itacarè c’è on-shore o cross-shore. L’affollamento è pressoché nullo, e si possono incontrare solo pochi locals.

Chocolate Point:

Chocolate è l’ultimo spot visibile dalla strada, e si trova sotto un costone di roccia, a pochi km da Itacarè. In questo punto la lunga statale, fino a quel momento sempre in pianura, si inoltre in una sezione di salite e discese. Lo spot offre lunghe sinistre che partono da un paio di picchi centrali, in prossimità della scogliera. L’onda è tubante in alcune sezioni. La destra è più corta e tubante, ma comunque surfabile. Da vedere la mattina presto; è sempre un po’ più piccolo degli spot di Itacarè.

Salvador de Bahia:

Gli spot della capitale sono davvero numerosi e tutti si collocano sulle spiagge a nord dal centro della città. Sono tutti purtroppo soggetti a un persistente vento on-shore, più lieve la mattina presto e verso il tramonto, ma offrono comunque onde sempre mezzo metro più alte rispetto a tutti gli altri spots della regione.

Stella Maris:

Con fondale roccioso, lavora solo con grandi swell. E’ uno degli spot più a nord della capitale, ed è raggiungibile percorrendo fino in fondo il lungomare. Se Itapua non è davvero grosso, è inutile andarci. Non molto affollato

Farol :

Destre e sinistre rompono su un tavolato di roccia e sabbia. Questo spot si trova in prossimità di un faro, e lavora solo con medie e grandi mareggiate.

Itapua:

Nell’omonimo quartiere di Itapua, questo spot comprende una serie di beach break che rompono in seconda secca. Onde destre e sinistre che esplodono, quando c’è la bassa, su un basso fondale sabbioso. E’ tubante per tutta la sua corsa fino a dentro l’inside. Con l’alta marea le onde sono un po’ mosce e leggermente più piccole. Molto affollato.

Testo: Marco Casula

The Surf in Brazil

Brazil has over 7000 kilometers of coastline. The best waves are found in Southern Brazil and the best time of year is between April and October when the coast catches east to south swells produced in the atlantic.

Florianópolis (Southern Brazil)

Probably the most famous of Brazil's surfing regions, it holds the WCT competition and is where the Padaratz brothers come from. Florianópolis is actually an offshore island, that has at least 20 quality breaks. The most famous quality right points, Praia do Campeche. Lagoinha do Leste is another right that actually holds a solid swell. The only catch is that it is a solid hour walk in. The upside is the beautiful scenery and the lack of crowds. Florianópolis also has a raging party scene, and this is where the female ratio is at its best. If you are going to Brazil to surf, Florianópolis should be your first stop.

 




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